Am Mittwoch, 14.12. ab 06.30 Uhr wurde die Pellicceria Occupata in Genua von Bullen umstellt und geräumt. Das Haus in der genuesischen Altstadt unweit des Hafens wurde 2012 besetzt, nachdem das Kollektiv aus einem jahrelang besetzt gehaltenen Gebäude in der Via Giustiniani geräumt wurde.
Die Pellicceria Occupata bot in ihren Räumen u.a. Platz für eine Bibliothek, eine Sporthalle, einen Umsonstflohmarkt, ein Kino und Bewohner*innen. Schon vor Monaten versuchte die Stadt, das Kollektiv aus dem Gebäude zu vertreiben, indem sie Wasser und Strom abschaltete, was u.a. die Einrichtung einer Krankenstation für Menschen ohne Papiere verhinderte und dazu führte, dass das Gebäude schon seit längerer Zeit nicht mehr dauerhaft bewohnt werden konnte.
Die Bewohner*innen ließen sich jedoch nicht klein kriegen und betrieben viele der Projekte im Haus weiter und suchten bis zuletzt nach einer Lösung für die fehlende Wasser- und Energieversorgung.
Die Genoss*innen aus der Pellicceria sagen, sie sind müde und wütend und suchen nach einer Antwort.
Wir sagen: Solidarität mit der Pellicceria Occupata! Fuck authority! ACAB!
Hier eine kurze Stellungnahme der genuesischen Genoss*innen auf Italienisch:
Mercoledì 14 dicembre, alle 6.30 i vicoli attorno alla Maddalena sono stati invasi da polizia e carabinieri per lo sgombero di Pellicceria Occupata. Alle 15.30 un palazzo vissuto e abitato per 4 anni è stato restituito all’abbandono in cui ha versato per 15 anni. Alcune tra le più ricche famiglie di Genova, proprietarie, oltre che di Pellicceria, anche di castelli, palazzi, terreni, boschi di mezza Liguria, sono finalmente tornate in possesso di una briciola del loro patrimonio, con la speranza di vendere allo speculatore di turno. Ciò contribuirà all’ulteriore svuotamento dei vicoli da tutto quello che non è finalizzato all’interesse privato, al commercio, al turismo, alla socialità basata sul denaro. Pellicceria ora è vuota, non ci sono più un’abitazione per i suoi occupanti, uno spazio disponibile per chi vive in centro storico, il cinema, la libreria, la palestra popolare, la ciclofficina, il Gran Bazar e, in generale, un luogo di discussione e socialità libero dalla logica del profitto e del mercato.
Hanno sgomberato quattro mura, ma continueremo a difendere idee e pratiche, a partire da quelle dell’occupazione e dell’autogestione. Pensiamo che occupare case per vivere e sottrarsi alla rapina dell’affitto, aprire spazi in cui incontrarsi e autorganizzarsi sia giusto e necessario; come il costruire rapporti fondati sulla solidarietà e sul mutuo appoggio. In questi anni molte sono le relazioni nate sul sentito comune di prendere in mano le nostre vite e di partire dai nostri bisogni e desideri per trasformare noi stessi e la società in cui siamo immersi. La lotta è il nostro strumento, in tutte le sue declinazioni dalla casa, al lavoro.. per chi ce l’ha, alla guerra, alle grandi opere; il conflitto è il motore del nostro agire contro un’organizzazione sociale basata sul privilegio di pochi e l’esclusione di molti; sfruttati, salariati, disoccupati, immigrati. Donne e uomini esclusi dal banchetto sono i nostri alleati.
I nostri sguardi tutti e i nostri cuori vanno oltre gli ostacoli del presente, verso una prospettiva di rottura e di liberazione; per questo nessuno sgombero potrà limitarci o annullarci, ci potrà forse rallentare nell’immediato, ma non potrà nulla su ogni legame intessuto, sulla forza acquisita insieme, sulla convinzione e sulla ostinazione di avere intrapreso la strada giusta, per quanto aspra e tortuosa, l’unica che valga la pena percorrere!
Troveremo il modo di realizzare le iniziative in programma nei prossimi giorni, ancora e comunque!